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Cancro al seno e Linfedema secondario al braccio

Linfedema da adenectomia ascellare

Il Linfedema secondario è conseguenza di altre patologie o cause traumatiche o di altra natura: infezioni, iatrogenesi (effetti collaterali o complicanze dovute a trattamenti chirurgici o a farmaci), radioterapia, malattie tumorali, eventi traumatici, interventi chirurgici ecc. Spesso le pazienti sottoposte a trattamento chirurgico del carcinoma mammario non vengono sufficientemente informate o indirizzate verso la prevenzione e il riconoscimento di eventuali problemi che possono insorgere proprio in conseguenza dell’intervento chirurgico; tra questi troviamo, oltre alle cicatrici, alla limitazione articolare, a problemi posturali, al dolore cronico ed alla scapola alata, soprattutto il linfedema al braccio.

Contemporaneamente alla mastectomia, generalmente, vengono rimossi i linfonodi della cavità ascellare ed il sistema linfatico subisce danni irreversibili che si cronicizzano col tempo, determinando un Linfedema dell’arto, spesso definito anche “sindrome del braccio grosso”. La rimozione dei linfonodi (pur tuttavia necessaria) determina l’interruzione del circolo linfatico che veicola il drenaggio della linfa dalla mano e dal braccio verso la destinazione naturale della vena succlavia; ciò determina un ristagno di linfa che provoca il gonfiore all’arto superiore.

La conseguenza è la ritenzione nel tessuto di un liquido ricco di proteine, la linfa, il cui accumulo comporta l’alterazione della sostanza fondamentale, della popolazione cellulare e l’aumento della formazione di fibre, con conseguente aumento del volume dell’arto e la drastica riduzione delle difese immunitarie che il corretto drenaggio della linfa garantisce. Ciò, oltre a creare difficoltà di movimento, sottopone le pazienti al rischio di infezioni recidivanti (linfangite, erisipela) che, se trascurate, possono diventare anche sistemiche.

Cosa fare allora?

Il Linfedema, sviluppatosi a causa della rimozione di linfonodi, è una patologia cronica, dalla quale non si può guarire ma la cui insorgenza può essere rallentata attraverso una corretta terapia preventiva post-intervento basata sul Drenaggio Linfatico Manuale  Massoterapia per linfodrenaggio metodo Dr. Vodder). Il Linfedema non deve trascurato ma mantenuto sotto controllo con la Terapia Decongestiva Complessa (TDC) che prevede:

  • prevenzione di ulcerazioni ed infezioni della pelle sovrastante le aree affette con opportuni trattamenti secondo prescrizione medica,
  • esecuzione di trattamenti di Drenaggio Linfatico Manuale (Massoterapia per Linfodrenaggio secondo il metodo del Dr. Vodder), in modo da attivare le stazioni linfatiche alternative verso cui veicolare la linfa che non può più transitare dai linfonodi ascellari,
  • confezionamento di Bendaggio Multistrato Compressivo con utilizzo di imbottitura e bende a corta estensibilità al fine di ammorbidire la consistenza del linfedema,
  • esecuzione di semplici esercizi atti a favorire il ritorno linfatico attraverso l’attività muscolare.

Non si può prevedere un protocollo terapeutico valido per tutti; la durata della terapia sarà proporzionata all’entità dell’edema e la frequenza dei trattamenti e del bendaggio devono essere stabilite dal medico.  Al termine della fase decongestiva occorre mantenere i risultati raggiunti, attraverso l’uso di un tutore elasto-compressivo realizzato da un tecnico ortopedico. Il tutore non ha funzione di riduzione dell’edema ma unicamente di mantenimento della riduzione volumetrica ottenuta attraverso la Terapia Decongestiva Complessa (TDC).

Il Linfedema è una malattia cronica che deve essere costantemente monitorata; fondamentali sono quindi visite di controllo dal medico specialista che valuterà l’utilità di periodici cicli di Terapia Decongestiva Complessa (TDC).

N.B. Tutte le indicazioni e le notizie fornite, hanno unicamente valore divulgativo e non costituiscono in alcun modo né indicazioni diagnostiche né prescrizione di cura, competenza esclusiva del personale medico.